«Bolt, sto arrivando»
«Hai presente Whatsapp?». Fausto ha posato cuffiette e cellulare sul tavolo a bordo pista. E spiega. «Quando corro io stacco la testa. Come un messaggio di Whatsapp: quando lo invii ha solo una “spunta”. Significa che il destinatario non lo ha ricevuto. Solo quando sarà arrivato a destinazione vedrai sul display la doppia spunta. Durante la gara - sorride - la mia è testa è così: un messaggio sospeso nella rete. Quando taglio il traguardo mi riconnetto, e ai pensieri... appare la doppia spunta».
Fausto Eseosa Desalu ha 22 anni, è nato in Italia da una famiglia nigeriana ma non conosce né monumenti né inno del paese dei suoi. Nel 2012 ha ottenuto la cittadinanza («ma ero italiano anche prima, non è certo un foglio che può decidere la tua nazionalità») e andrà alle Olmpiadi grazie alla gara perfetta. «Dovevo correre i 200 sotto i 20”50. Volevo farlo a Roma, al Golden Gala lo scorso 2 giugno, ma non ci sono riuscito. Ho gestito male la gara: ero in prima corsia e vedevo tutti davanti, così sono partito fortissimo e alla fine sono calato». All’ingresso della Baslenga campeggia un manifesto del suo fan club che segue le gare su un maxischermo. L’attesa per gli assoluti di Rieti era altissima. «Sì - conferma il velocista - per l’adrenalina e per il livello degli avversari era la gara perfetta: Matteo Galvan il giorno prima aveva fatto il record italiano nel 400 e Davide Manenti è il migliore italiano dell’anno sui 200 metri. Poi tecnicamente non è andata male, mi do un 9,5, anche se forse negli ultimi 50 potevo fare forse qualcosa in più». Intanto, però, dietro a Pietro Mennea e ad Andrew Howe, nei migliori azzurri di sempre c’è Desalu, con il suo 20”31 che vale un biglietto per Rio.
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