I nostri giorni - catastroficamente arrivati improvvisi e ingiustificati sul piano politico - passeranno alla Storia come un’avventura di pochi, per un’affermazione personale e per un autoritarismo che pensavamo, ormai, definitivamente condannato... Non è stato così, e ora tutto è raccolto nella coscienza generazionale, affidata quindi a chi verrà dopo di noi e ci chiederà conto dei nostri doveri e delle nostre responsabilità.
Nella mia piccola esperienza politica, sempre nell’Aula del Senato - anno 1998 - (un ambiente che mi suscitava dignità e rispetto, per la presenza di uomini dalla nobile mente e dalla intelligenza davvero costruttiva, che nelle situazioni più varie e difficili avevano rappresentato un mirabile mosaico di valori da non dimenticare), il “vociare” di oggi e il presentare una “storia” che veramente non si possiede mi fa tanto correre, con il pensiero, alla caduta del “Governo Prodi”, l’Ulivo che ci aveva accolto, con i suoi rami simbolo di ideali destinati a realizzare, veramente, una politica nuova, quando un gruppo limitato di rappresentanti del potere dichiararono che tutto era finito, fondamentalmente perchè la guerra nei Balcani sapeva troppo di ricordi egemonici del Ventennio e la economia non sapeva imitare nuovi percorsi in ordine al lavoro: fu una sconfitta della “nuova classe politica”, fatta di inesperti per quel mondo, ma desiderosi di rimanere artefici di uno Stato che doveva guardare al futuro (poi, a distanza di tempo, in un Duomo, il nostro, pieno di gente, una sera qualunque, l’On. Bertinotti - conversando con il Responsabile di “Comunione e Liberazione”- chiuse sostenendo che “Non rinnegava il suo passato, però sapeva pure che, prima di Marx, era vissuto S. Paolo”... (pagine dell’ultimo suo volume “Sempre Daccapo”)...

* Angelo Rescaglio ex senatore

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