Divide et impera – “crea divisione e potrai regnare”, potremmo parafrasare – l’antico motto latino utilizzato in vari modi sia nelle forme di governo autoritarie, sia in quelle democratiche, sembra oggi tornato molto di moda, favorito dall’individualismo crescente, alimentato dalla conflittualità che trova nelle nostre tecnologie un eccellente supporto, sostenuto dall’indubbia difficoltà a orientarsi in un mondo e un’epoca in rapida e incerta trasformazione.
A fronte di questo, i cristiani guardano a Gesù Cristo, morto e risorto, e lo riconoscono come la “nostra pace”. Come colui che, salito sulla croce, ha tolto di mezzo i muri di divisione le reciproche esclusioni e anatemi, e ha condotto coloro che erano divisi a essere “uno”, una creatura nuova, riconciliata con Dio e con gli altri, nel superamento dell’inimicizia e della discordia (cf. la lettera di Paolo agli Efesini, 2,14-17).
Tutto questo, però – è sempre Paolo che lo ricorda – avviene sulla croce e per mezzo della croce, sulla quale Gesù è stato inchiodato: come a dire che questa pace non è una passeggiata, non è un generico “vogliamoci bene”: passa attraverso il dono di una vita intera, richiede l’impegno esigente e “pericoloso” della ricerca ostinata della verità e del bene. La fede cristiana vede realizzato tutto questo nella Pasqua di Gesù crocifisso, riconosciuto vivente perché Dio, il Padre, lo ha fatto entrare nella pienezza della vita.
La Pasqua di quest’anno 2025, per grazia di Dio, vedrà tutti i cristiani, di tutte le confessioni, celebrare la Pasqua nella stessa data del 20 aprile. È un segno di unità: piccolo quanto si vuole (ma, fin dall’inizio, la novità della Pasqua non si è presentata con segni clamorosi, tutt’altro…), ma che può essere promettente.
Ci sarà sempre chi proverà a dividere, a separare, a mettere in conflitto persone, situazioni, popoli, per poterli meglio condizionare e dominare. Chi guarda a Gesù Cristo, morto e risorto, “nostra pace e riconciliazione”, celebrando la Pasqua non può che andare incontro a tutti, e tutti chiamare “fratello, sorella”, intessendo legami e perseguendo ostinatamente concordia e fiducia. Mi auguro che in questa Pasqua siano in tanti, credenti o no, a respingere la strategia della discordia, del conflitto, e a seminare riconciliazione, fraternità, speranza vera.
Buona Pasqua!
+Daniele Gianotti
Vescovo di Crema
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