Quando parliamo di referendum, lo strumento che peraltro ha sancito la nascita della Repubblica italiana 79 anni fa, qualcuno si ricorderà delle grandi battaglie su aborto e divorzio, qualcuno della fine del Governo Renzi, ma la verità è che oggi la maggior parte degli italiani non va a votare a un referendum. Anche il voto dell’8 e 9 giugno non è esente da questa tendenza e ci consegna due spunti di analisi: il primo è endemico alla politica parlamentare ovvero che nessuno esce mai sconfitto realmente dalle urne; il secondo è che nessuno vince mai in termini assoluti, ma governa legittimamente. Nella storia della Repubblica sono 19 i referendum abrogativi che si sono tenuti in Italia dal 1974 ad oggi. In 10 casi il quorum non è stato raggiunto, in 9 sì. L’ultimo ad averlo raggiunto è stato il referendum del 2011 su legittimo impedimento, acqua pubblica e l’abrogazione delle norme che consentivano la produzione di energia elettrica nucleare. Un tema quest’ultimo tornato alla ribalta nella riflessione globale sulla decarbonizzazione anche a seguito del lievitamento dei costi dell’energia a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina e delle necessità sempre più impellenti di settori industriali energivori di far fronte al tema. Fra domenica 8 e lunedì 9 giugno poco più di 14 milioni di italiani si sono recati alle urne fermando l’affluenza al 30,6%. Il quorum è stato raggiunto in tutto il Paese solo in 28 Comuni, in 11 dei quali si votava anche per le elezioni amministrative...
Federico Ferrari
Ricercatore in Sociologia dei processi culturali e comunicativi
Università degli Studi
di Modena e Reggio Emilia
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