Il vissuto nella memoria trasfigura le pietre: è con questa decisa affermazione che affrontiamo il tema del futuro di Cremona. Perchè espone chiaramente che in una città deve esserci un vissuto, ed è quello che dà il significato a tutto; che è fatto di memoria e nello stesso tempo la genera, momento per momento; che la materia costruita è la scena costruita della vita e del pensiero, come nella scenografia di Mario Ceroli per il Riccardo III di William Shakespeare, per la regia teatrale di Luca Ronconi al Teatro Stabile di Torino nel 1968. Sembrerà strano ma stiamo parlando, forse in modo un po’ inconsueto per chi vive in modo agnostico di sole linee e numeri, di urbanistica. Un testo recente si occupa finalmente di questi argomenti: “Le percezioni immediate, le diverse percezioni che muovendoci nello spazio urbano continuamente proviamo, siano uniche o saltuarie o ripetute quotidianamente, vengono memorizzate e selezionate nelle nostre memorie. Memorie con le quali ciascuno degli abitanti, a poco a poco, costruisce delle mappe mentali nelle quali saranno rappresentati i luoghi per ognuno più significativi” (Paolo Colarossi Per un ritorno al disegno della città,commento al libro di Roberto Cassetti, La città compatta. Dopo la Postmodernità. I nuovi codici del disegno urbano - ed. Gangemi).
La definizione della disciplina che dà la Treccani deve essere super partes e oltre le polemiche, è la delimitazione di un possibile campo di ragionamento, tutto all’interno di una relativa modernità (dal XIX secolo): «L’insieme delle misure tecniche, amministrative, economiche finalizzate al controllo e all’organizzazione dell’habitat urbano...
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