Quando la campagna inizia a colorarsi di giallo, di un giallo “sordo” più simile alla polenta che al sole, quando i pomeriggi scorrono più rapidi e il tramonto si presenta con anticipo all’orizzonte, allora tra i campi inizia a sentirsi l’odore della vendemmia.
I filari carichi di grappoli, gli acini succosi e croccanti, i raggi intensi di settembre dicono che il tempo è arrivato. Il tempo di raccogliere e pigiare, di far fermentare e poi imbottigliare.
Nella zona dell’Oglio Po il nettare che ne deriva è il Lambrusco. Un vino corposo e autentico come le terre dove cresce. Carico di un sapore tipico e inimitabile: quello di uve cresciute in terreni argillosi tra i fiumi Oglio e Po, ricchi di umidità, strappati solo in tempi relativamente recenti al dominio delle acque.
Il Lambrusco Viadanese-Sabbionetano appartiene alla zona del Lambrusco Mantovano DOC. La denominazione di origine controllata è stata istituita nel 1987, ma è da ben prima che in queste terre si produceva questo vino per molto tempo un po’ sottovalutato e snobbato.
La Provincia di Mantova è la zona d’origine delle uve da Lambrusco, ma ci sono diversi lembi del casalasco dove l’intreccio quasi viscerale con le terre mantovane fa sì che gli stessi grappoli d’uva crescano anche oltre confine.
A dire il vero basta un salto indietro nel tempo di non più di 30 anni per ricordare la grande quantità di proprietari di vigne, anche piccole, che producevano per sé il vino da consumare durante l’anno.
Le politiche agricole, le necessità di reddito e il cambio delle abitudini di molti, però, hanno portato nel giro di poco tempo ad un vero e proprio cambiamento di panorama. Che non è avvenuto, però, in buona parte dell’area mantovana dove la coltivazione del vitigno è documentata addirittura da Virgilio.
Sta di fatto che nei limitrofi territori virgiliani il Lambrusco si produce con tanto di denominazione certificata, ma nel casalasco è diffuso né più né meno che nella abitazioni di tanti sabbionetani e viadanesi.
Il Lambrusco, del resto, è per tradizione il vino delle terre e delle campagne dell’Oglio Po.
Tra i produttori dell’area casalasco-viadanese c’è anche chi si è spinto oltre la tradizionale miscela di uve ed ha scelto di produrre Lambrusco biologico.
«Un piccolo miracolo, direttamente dalla pianura (quella vera) tra Mantova e Parma - si legge in una recensione dedicata al Lambrusco prodotto dall’Azienda Corte Pagliare Verdieri di Commessaggio (Mn) -. Un Lambrusco di grande beva e al tempo stesso di bella profondità.
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