Non si è mai fermata l’attività di Intercultura, neanche durante i mesi più gravi dell’emergenza coronavirus, ed ora guarda con rinnovato entusiasmo al futuro. A fare un bilancio degli ultimi difficili mesi è Paola Cinquetti, presidente del Centro Locale di Cremona dell’associazione.
Come vi siete comportati con gli studenti stranieri in Italia e con gli italiani che si trovavano all’estero?
Intanto va premesso che le decisioni circa le interruzioni dei programmi e i rimpatri sono state prese a livello globale, dalla sede centrale di New York di AFS Intercultural Programs. Il 31 gennaio, in ogni caso, si è deciso di interrompere i programmi in Cina e Hong Kong che vedevano coinvolti circa 115 italiani, tutti partiti nel giro di una settimana. L’ultimo dei quali aveva la febbre... Per cui, anche se poi non è risultato affetto da Covid, è dovuto rientrare con l’ultimo gruppo di persone che tornavano dalla Cina. Non è mai stato lasciato solo e il rimpatrio è stato possibile grazie al Ministero degli Esteri, all’Ambasciata e alla compagnia aerea. Successivamente anche in Europa sono state sospese tutte le attività di volontariato in presenza. Il 9 marzo è stata chiusa l’ospitalità in Italia e si è dovuto rimpatriare circa 500 studenti stranieri. La collaborazione dei centri locali è stata importante, così come l’aiuto fornito da Ministero degli Esteri, Unità di Crisi della Farnesina, Ambasciate e Protezione Civile. Nel giro di 7/10 giorni sono stati evacuati tutti i ragazzi, poi dal 15 marzo sono stati chiusi tutti i programmi. La criticità maggiore è stata quando gli Stati Uniti hanno chiuso le frontiere con Italia. Intercultura ha organizzato un volo charter e recuperato circa 200 ragazzi italiani e spagnoli, fatti tornare da Chicago il 28 marzo....
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